LA PREPARAZIONE ATLETICA  DEL GIOVANE CAVALLO

A cura del Dott. Marco Reitano

 

 

INTRODUZIONE

Con entusiasmo ho aderito alla richiesta del Comitato Regionale Lazio di partecipare a questo stage, forse primo nel suo genere, che ha come oggetto la preparazione del giovane cavallo sotto gli aspetti tecnico ed atletico. Primo nel suo genere poiché diciamolo chiaramente il nostro ambiente equestre non ha disinvoltura con la materia allenamento del cavallo” che solitamente viene assimilato all’addestramento.

Tutte le discipline sportive dell’uomo hanno ormai da decenni acquisito l’esigenza di preparare i propri atleti con un responsabile tecnico e con un preparatore atletico. Lo stesso “allenatore” del calcio dispone di un’equipe di tecnici specializzati nell’una e nell’altra branca che, in base ai diversi periodi dell’anno e del programma agonistico intervengono contemporaneamente nelle attività di preparazione della squadra ed individuale. In passato il livello degli sport equestri ha permesso ai tanti cavalieri di risultare altamente competitivi utilizzando forme spesso molto diverse di preparazione dei propri cavalli. Oggi i livelli sono veramente esasperati e l’ottenere una medaglia ai giochi olimpici od un titolo Europeo o Mondiale non è certo lasciato al caso. Il successo è subordinato alle reali capacità del binomio che, in modo scientifico, cioè ripetitivo, deve garantire la massima performance per giorni di gara consecutivi. Basta un singolo errore ormai per compromettere non solo la possibilità di medaglia ma anche di sole ambizioni di classifica. Sono cosi’ entrati nella routine dell’alto livello diverse figure un tempo non coinvolte dal mondo del salto ostacoli quali il mental coach, fisioterapisti di uomini e cavalli, osteopati, tecnici di dressage, ecc..  L’innalzarsi del livello tecnico internazionale fa si oggi che le metodiche usate per la preparazione dei cavalli sia diventata sempre più uniforme lasciando sempre meno spazio ad improvvisazioni e/o metodiche e procedure esageratamente autodidattiche o personalizzate.

 

Negli anno ’90 ebbi la fortuna di far parte di un gruppo di lavoro istituzionale che studiò a fondo la metodologia dell’allenamento nel cavallo sportivo fruendo del supporto di importanti allenatori umani ed importanti cavalieri dell’Esercito. Uscirono numerose acquisizioni scientifiche di grande interesse ma in particolare una mentalità nuova fatta di conoscenza, dati scientifici e loro analisi e lavoro di squadra polidisciplinare.

In Italia tali conoscenze non trovarono un ampio bacino di utenza successiva considerato il nostro ambiente in cui la risposta più ricorrente era il “si è fatto sempre così”. . Anni dopo accertai che diverse conoscenze e procedure acquisite a suo tempo erano invece diventate routine ad esempio nella preparazione del completo tedesco che autonomamente aveva evidentemente maturato esperienze simili. Nel 2016 mi ritrovai al tavolo della squadra Americana di Salto Ostacoli in occasione dello CSIO di Roma e dialogando mi riferirono che loro avevano svolto tutta la preparazione atletica dell’anno con la squadra di concorso completo lavorando molto sui galoppo lunghi e/o veloci. 

Insomma tutto ciò per dire che i tempi cambiano e che laddove la conoscenza permette di fruire di nuove informazioni è opportuno fruirne. I grandi risultati si costruiscono nel tempo e la consapevolezza di ciò che si fa è fatto determinante per il raggiungimento del risultato. Il cavallo è il nostro principale atleta e ignorare importanti principi di metodologia dell’allenamento vuol dire, a mio avviso, rinunciare a priori al massimo traguardo raggiungibile poi in futuro.

Con piacere quindi ho redatto questi pochi appunti per i frequentatori dello stage in questione al fine solo di offrire una visuale tecnica più vasta di quella tradizionale. L’opportunità di disquisire specificatamente sulla preparazione atletica del cavallo sin dalla sua giovane età è quindi per tutti un’occasione di riflessione. In seguito in base alla curiosità e convinzione personale ognuno, se vorrà, potrà approfondire l’argomento che, a mio avviso, può indurre se applicato su vasta scala quel momento di ulteriore crescita della nostra equitazione nei confronti agonistici del massimo livello.

 

1. GENERALITA’

Per preparazione atletica di un giovane atleta si intende quella preparazione complessiva che permette all’atleta stesso di poter affrontare le competizioni in programma senza incorrere in alcuno stress organico. Con la crescita fisica ed anagrafica dello stesso atleta lo scopo dell’allenamento si amplierà puntando anche al miglioramento delle potenzialità atletiche ed agonistiche. La preparazione atletica od “allenamentova ben distinta dalla preparazione tecnica od “addestramento”.

L’allenamento è lo sviluppo delle capacità condizionali e cioè della resistenza aerobica, della potenza aerobica, della potenza lattacida e della resistenza lattacida. Tali capacità devono sempre essere allenate tutte in ogni atleta ma con una specificità dettata dal “modello di prestazione” che è l’obiettivo dell’allenamento.

L’addestramento è lo sviluppo delle capacità tecniche che nelle discipline equestri sono sintetizzabili in costante affinamento degli aiuti, equilibrio, coordinazione, miglioramento dei gesti atletici, capacità di assumere corrette posture.  Per modello di prestazione intendiamo la descrizione della disciplina sportiva per la quale stiamo allenando il cavallo. Ad esempio il modello di prestazione del salto ostacoli è descrivibile come disciplina equestre che sotto il profilo atletico necessita di un cavallo dotato di spiccata agilità e buona potenza muscolare. Sotto il profilo tecnico di un soggetto sereno e concentrato, attento agli aiuti del cavaliere, in grado di modulare prontamente le proprie falcate, sempre in perfetto equilibrio, adeguatamente coordinato nello svolgimento dei gesti atletici sul salto.  Nei giovani cavalli destinati al salto ostacoli generalmente, per consuetudine, si ritiene che il normale lavoro di addestramento e le partecipazioni periodiche alle competizioni dedicate alle diverse età (4,5,6 e 7 anni) fungano anche da allenamento adeguato ad affrontare le citate competizioni senza alcuno stress. Ciò da una parte ha delle basi logiche, ma dobbiamo anche considerare che lo scopo di un allenamento ben condotto è anche quello di garantire la salute dell’atleta e la sua robustezza complessiva dell’apparato locomotore, in particolare scheletrico, che se giustamente sollecitato tende a fortificarsi nel tempo.

Prima di analizzare possibili schemi di allenamento per i giovani cavalli è bene conoscere alcuni dati di fatto di valenza scientifica che un preparatore di giovani cavalli non può ignorare:

L’accrescimento scheletrico di un giovane cavallo si conclude a fine 7 anni di età con l’ossificazione delle vertebre dorso lombari; per l’appunto tale dato di fatto rende un cavallo “giovane” appunto sino ai 7 anni compresi. E’ opinione consolidata che un giovane atleta debba evitare sforzi di elevata intensità sino a quando non abbia raggiunto la piena maturazione fisica. Da qui la spiegazione dell’esistenza di categorie riservate ai giovani cavalli sino ai 7 anni.

Le doti coordinative di un atleta si sviluppano in età prevalentemente pre pubere. A livello olimpico umano è difficile trovare atleti competitivi che non abbiano praticato il proprio sport in età prepubere (entro i primi 14-15 anni di età). Considerando che la pubertà di un cavallo si realizza intono ai 12-18 mesi di vita non si può non considerare che il futuro atleta necessiterebbe in linea teorica già entro il primo anno di vita di stimoli in grado di indurre la maggior quantità di soluzioni coordinative al fine di migliorare le capacità già innate. Ovviamente, come per il bambino, tale delicato lavoro deve essere svolto sotto forma di gioco, prima al seguito della fattrice e poi in forma autonoma.

Il cavallo come tale è un formidabile atleta sin dalla nascita. Ciò, come tutti sappiamo, è frutto dell’evoluzione biologica che ha permesso al cavallo di sopravvivere sino ad oggi per milioni di anni ed in seguito all’azione eugenetica” dell’uomo che ha accelerato evoluzioni biologiche con gli accoppiamenti mirati utilizzando i così detti miglioratori genetici. Tale dato di fatto rende il cavallo un buon atleta anche in presenza di addestramento ed allenamento scorretti e lo porta con facilità a compensare anche gestioni poco illuminate. Ciò è forviante per l’ambiente equestre poiché tende a conferire credibilità a metodiche scorrette e spesso dannose.

Se in soli tre mesi con un lavoro corretto il cavallo raggiunge significativi livelli di condizione atletica è altrettanto vero che per trasformare il suo scheletro da sedentario a sportivo necessitano almeno 12 mesi di corretto lavoro; ciò fa si che nel puledro di 4 anni se è facile ottenere una preparazione tecnica ed atletica adeguate alle gare di debutto e riservate ai 4 anni è altrettanto vero che se il lavoro di preparazione è stato breve e concentrato in pochi mesi la resistenza dell’apparato locomotorio (carrozzeria) non è proporzionata alla fisicità (motore) e quindi il puledro risulta essere delicato ed esposto all’insorgenza di patologie professionali.

E’ estremamente importante nei giovani cavalli rispettare la gradualità del lavoro nel pieno rispetto del raggiungimento dei diversi step. Le scale del training proposte sono diverse ma io sintetizzerei sostanzialmente il rispetto della sequenza storica cavallo sereno, dritto ed in avanti. E’ inutile cercare di lavorare un cavallo ansioso o spaventato poiché le rigidità muscolari che conseguono a questi stati emotivi rappresentano un ostacolo insormontabile per il corretto impiego del cavallo anche nel solo lavoro di base in piano.

Non dimentichiamo che il cavallo è un atleta che deve affrontare tutti i suoi impegni fisici con un peso sul dorso. Il peso viene sopportato in modo attivo ed in modo passivo. Il modo attivo è dato dal semplice sostegno antigravitazionale offerto dalle strutture anatomiche su cui il peso stesso grava. Il modo passivo, quindi più conveniente e meno gravoso per il cavallo è il sostegno biomeccanico” offerto dal corretto impiego del legamento nucale. Questo è una potente corda che parte dalla nuca del cavallo ed arriva ai muscoli glutei. Quando la testa del cavallo si abbassa il legamento nucale si tende e si oppone ai pesi posti sul dorso sostenendoli. Quando la testa si alza il legamento si allenta e non svolge più nessuna funzione di sostegno meccanico lasciando che l’intero peso della sella e del cavaliere gravino sui muscoli dorsali e sulla colonna vertebrale.

L’equitazione è considerata dal CONI uno sport di “abilità” poiché l’abilità del cavallo e del cavaliere appaiono essere più determinanti rispetto alle doti atletiche necessarie. Ciò in parte è vero. I fatti ci dicono che ai massimi livelli internazionali possiamo trovare atleti cavalli e/o cavalieri in età avanzata sia nel salto ostacoli che nel dressage ed anche in completo con minor frequenza. Ovviamente ciò è reso possibile dal fatto che per il superamento di ostacoli del massimo livello oltre a parametri atletici necessita un grande bagaglio di esperienza e tecnico. Uno studio ha dimostrato che un cavallo per superare un ostacolo alto m.1,20 in effetti deve saltare (cioè spostare verso l’alto il proprio baricentro) circa 40 cm. Ciò come ovvio è dovuto al fatto che il cavallo salta un ostacoli flettendo al massimo i propri arti anteriori (lunghi da terra al petto circa 80-90 cm) dovendo quindi sollevare il tronco di soli 40 cm. In linea teorica quindi più un cavallo impiega correttamente se stesso e meno deve saltare verso l’alto con indubbio beneficio per la propria salute. Cavalli meno tecnici sono costretti ad impiegare maggiormente i propri muscoli ed ovviamente vanno incontro nel tempo ad un più veloce logoramento dell’apparato locomotore (in particolare articolazioni, legamenti, tendini). Da quanto accennato è evidente quanto sia fondamentale, nell’iter addestrativo di un giovane cavallo, ottenere prima di ogni cosa la serenità (situazione necessaria alla base della decontrazione e del raggiungimento dell’equilibrio) e la migliore coordinazione generale per l’effettuazione dei gesti atletici più efficaci. Sarà quasi conseguenza naturale di ciò l’acquisizione di un sempre più proficuo impulso.

 

E’ quanto mai opportuno ricordare che alla base del perfezionamento della tecnica c’è l’ottimale rapporto mano del cavaliere-bocca del cavallo. Questo è il rapporto più delicato e quindi potenzialmente critico poiché non ci potrà mai essere serenita’, quindi decontrazione, quindi tecnica ottimale e risparmio fisiologico, nei binomi in cui il cavallo non gode della massima fiducia nella mano del cavaliere e quindi nella propria libertà di movimento sul salto.

 

2. CENNI DI PREPARAZIONE ATLETICA

Abbiamo detto che generalmente nel Dressage e nel salto Ostacoli il bagaglio tecnico deve essere predominante rispetto a quello atletico, ma sicuramente il lavoro specifico di preparazione atletica può avere una valenza complementare e rappresentare un valore aggiunto per la tecnica raggiunta o da raggiungere e per la salute del cavallo. I muscoli di ogni mammifero si contraggono grazie ad una reazione biochimica che vede la trasformazione di ATP (Adenosintrifosfato) in ADP (adenosindifosfato). In pratica l’ATP funge da carburante per il motore muscolo. Questo carburante si trova nei muscoli in quantità limitata e per permettere ai muscoli di continuare a lavorare l’ATP deve sempre essere ricostituito sempre all’interno dei muscoli stessi. Ci sono tre vie fisiologiche che il muscolo sfrutta per ricostituire l’ATP.

1: Via anaerobica alattacida, è una via molto veloce, ma molto dispendiosa, è la via dell’emergenza e supporta quindi sforzi molto intensi, anche massimali, ma di breve durata (ad es. un salto); questa via non necessita di ossigeno e non causa la produzione di acido lattico; tale via si allena con sforzi intensi ma brevi (da 1 a pochi secondi) tipo appunto salti intervallati da brevi fasi di recupero e/o brevi scatti al galoppo in piano od in salita).

2: Via anaerobica lattacida, è una via veloce, ma meno veloce della precedente, si innesca in pochi secondi nei cavalli dotati di buona potenza, ma porta alla produzione di acido lattico quando tale via si concretizza in assenza di una adeguata quantità di ossigeno; questa è la via che supporta la precedente nel sostegno di sforzi molto intensi o mediamente intensi che si prolungano nel tempo dai diversi secondi a pochi minuti; quando l’acido lattico prodotto raggiunge livelli significativi il cervello per tutelare l’organismo, inizia ad indurre una diminuzione dell’attività muscolare sino al blocco (crampi); ciò per fermare la produzione di lattato che di fatto agisce come una sostanza tossica che a lungo andare nuoce al cervello stesso al fegato ed ai reni oltre che ai muscoli che possono anche andare incontro a necrosi (morte). Tale via si allena con galoppi di velocità crescenti che determinino nel cavallo produzioni di acido lattico superiori a 4 mM/L. Nel nostro caso si raggiungono situazioni di questo tipo in categorie di salto a tempo e/o barrage.

3; Via aerobica, è la via più lenta a partire (circa 3 min) e supporta solo sforzi di bassa intensità che possono anche essere molto lunghi. Per funzionare questa via necessita di ossigeno circolante e non porta alla produzione di acido lattico. Tale via si allena con sforzi di durata superiori a 3 minuti che possono arrivare anche a 15-20 minuti con una produzione massima di 2 mM/L di lattato. E’ bene acquisire come dato teorico e di valenza didattica che i lavori che produco lattato ematico inferiore a 2 mM/L sono sforzi assolutamente aerobici, da 2 a meno di 4 sono sforzi misti cioè aerobico-anaerobici, e oltre alle 4 mM/L sono sforzi prevalentemente anaerobici. La via 1 e 2 sono quelle particolarmente allenate dai velocisti puri e nel nostro caso proprio dai saltatori. La via 2 è quella specifica dei mezzofondisti (400-800m) e nel nostro caso dei completisti; la via 1 è quella tipica dei fondisti, maratoneti, nel nostro caso i cavalli da endurance. Ma a parte una descrizione puramente didattica le tre vie sono sempre presenti ed attive in tutti gli atleti e l’abilità dell’allenatore è proprio quella di allenarle e farle coesistere nella migliore sinergia ottenibile per una data specialità sportiva.

 

3. CAPACITA’ CONDIZIONALI

Abbiamo già accennato che le capacità condizionali da allenare in ogni cavallo sulla base della propria specializzazione sportiva (modello di prestazione) sono:

Resistenza aerobica,

– Potenza aerobica;

– Potenza lattacida;

– Resistenza lattacida.

Oltre a queste esistono altre due capacità a valenza atletica che sono:

– La potenza;

– L’elasticità.

 

La potenza non è altro che la forza applicata nell’unità di tempo. Cioè se un cavallo è forte ma è lento potrà avere una potenza complessiva inferiore di un cavallo leggero in possesso di forza limitata ma molto veloce. Allenare la potenza vuol quindi dire agire sulla forza e/o sulla velocità. L’elasticità è una dote essenziale nell’equitazione moderna. E’ essenziale sia per l’efficacia dei gesti atletici, che per il mantenimento della salute del cavallo, che per l’economia degli sforzi. E’ un parametro che va ricercato con determinazione sotto il profilo allevatoriale genetico e va poi tutelato ed ottimizzato con l’utilizzo di terreni favorevoli e grande cura degli zoccoli. Facendo i conti con quello che può essere il calendario sportivo di giovani cavalli destinati al salto ostacoli è chiaro che, in analogia a quanto accade nello sport umano, è utile prevedere un periodo pre agonistico di sviluppo della forma atletica, lungo almeno 3-4 mesi ed un periodo agonistico di mantenimento di quanto costruito. In linea teorica e concettuale contribuirebbe a pieno nel quadro sia della prima fase che della seconda la partecipazione a piccole competizioni di concorso completo che contribuirebbero in modo significativo all’ottenimento o mantenimento della dovuta forma atletica.

E’ doveroso anche considerare:

– che le sedute di allenamento al galoppo, lento o veloce che siano, rappresentano un ottimo strumento per la tutela dell’intero apparato respiratorio considerato l’effetto espettorante e bronco protettivo che stimolano lunghi periodi di galoppo dopo la forzata permanenza in box;

– Che il galoppo sia lento, meglio quello veloce, stimola lo sviluppo di determinati muscoli che poi hanno un ruolo centrale per il salto. Basti pensare ai muscoli addominali che sono responsabili in ogni falcata di galoppo, della flessione del pube e dell’inclinazione del bacino per l’avanzamento del posteriore sotto la massa.

 

Resistenza aerobica

E’ la capacità condizionale che si allena con un galoppo lento e lungo in grado di far produrre al cavallo un lattato ematico di circa 2 mM/L. (Cosa e’ il lattato?: Altro non è che l’acido lattico che si trova nel sangue venoso dopo essere stato prodotto dai muscoli in conseguenza di uno sforzo intenso e prolungato. Le fibre muscolari veloci , cioè soprannominate 2a e 2b, sono le responsabili di sforzi veloci intensi come quelli sub massimali e massimali. In tali occasioni quando l’Ossigeno non riesce più quindi a supportare lo sforzo queste fibre riformano al loro interno l’ATP per poter continuare a lavorare e producono contemporaneamente acido lattico. Questo è una sostanza di scarto del metabolismo muscolare e pertanto ad alte dosi è tossico. La cellula muscolare per non esserne intossicata lo libera nel sangue venoso che, attraverso il circolo conduce il lattato ai reni ed al fegato per la sua eliminazione dall’organismo. Il cervello percepisce l’acido lattico nel sangue e se lo rinviene in dosaggi alti ed inconsueti interviene sui muscoli limitandone la contrattilità per evitare ulteriore produzione di acido lattico e successivo pericolo di danni organici. Lo scopo dell’allenamento è proprio quello di 1) evitare la produzione del lattato negli sforzi puramente aerobici, 2) limitare al massimo la produzione di lattato negli sforzi misti; 3) insegnare all’organismo a resistere ad alte dosi di lattato laddove l’entità dello sforzo ne causa necessariamente massiva produzione.

Per un cavallo da salto è sufficiente una seduta per settimana. Il principio fondamentale è che nel mese si aumenterà settimanalmente la durata del galoppo. Nella 4^ settimana la durata dovrà essere uguale a quella osservata nella prima settimana del mese. Il mese successivo la velocità verrà aumentata di circa 20 m/min e la durata sarà la stessa della 4^ settimana del mese precedente. Poi la durata riaumenterà nella seconda e terza settimana per diminuire nuovamente nella 4 settimana del mese in cui si tornerà alla durata della 1^ settimana.

Questo uno schema puramente esplicativo per un cavallo di 4 anni dotato di adeguato addestramento per condurre dei galoppi regolari (ipotizzando che un cavallo galoppi a 350 m/min producendo 2 mM/L di lattato ematico):

1° mese

1^ settimana: 350 m./min x 3 minuti

2^ settimana: 350 m./min x 4 minuti

3 ^ settimana: 350 m./min x 5 minuti

4^ settimana: 350 m./min x 3 minuti

2° mese

1^ settimana: 370 m./min x 3 minuti

2^ settimana: 370 m./min x 4 minuti

3 ^ settimana: 370m./min x 5 minuti

4^ settimana: 370 m./min x 3 minuti

3 mese

1^ settimana: 390 m./min x 3 minuti

2^ settimana: 390 m./min x 4 minuti

3 ^ settimana: 390 m./min x 5 minuti

4^ settimana: 390 m./min x 3 minuti

 

Come si può osservare ciò che si ricerca è uno stimolo crescente in grado di allenare e cioè stimolare una maggiore efficienza fisiologica. A fine mese la diminuzione della durata del lavoro rappresenta il così detto scarico” o supercompensazione”. Cioè nel lavoro della settimana successiva il cavallo dispone di una riserva atletica complessiva maggiore derivante dal minor affaticamento nell’ultima settima del mese precedente ed è pronto per sopportare un galoppo più veloce.

 

Le regole della resistenza aerobica sono:

– Individuare la velocità allenante che causa cioè una produzione di lattato pari a 2 mM/L;

– Galoppare settimanalmente a quella velocità aumentando gradatamente la durata;

– Osservare uno scarico a fine mese;

– Aumentare la velocità di 20 m/min nel mese successivo ripartendo dalla durata della prima settimana.

 

I pro dell’allenamento aerobico sono:

– Soddisfare uno dei bisogni ancestrali ed innati del cavallo che è quello di galoppare;

– Produrre nel tempo un notevole irrobustimento dell’apparato locomotore;

– Favorire la decontrazione del cavallo e l’individuazione del suo equilibrio naturale oltre alla dovuta serenità;

– Creare una base di condizione atletica su cui poi è facile costruire altre capacità.

 

I contro sono:

– Tendenza a spostare il baricentro verso le spalle;

– Difficoltà di reperire strutture equestri adeguate per tracciato e qualità del fondo.

Da notare che cavalli ben allenati (dai 5 anni in su) per tale capacità possono arrivare a lunghi galoppi a oltre 500 m/min senza alcuna produzione di lattato. Determinazione della velocità a 2 mM/L. Tale determinazione si ottiene con un test da campo basato su tre velocità crescenti intervallate da alcuni minuti di riposo. La prima velocità ha lo scopo di riscaldare (es.: 350 n/min x 3 min) la seconda ha lo scopo di individuare la velocità a 2 mM, la terza ha lo scopo di individuare la velocità a 4 mM/L.

Poiché per l’analisi del lattato è sufficiente una goccia di sangue venoso ed un misuratore portatile, al termine di ogni galoppo si potrà definire il lattato per definire la velocità successiva (tempo dell’esame circa 15 secondi). Al termine del test disporremo delle velocità di allenamento della resistenza aerobica (vel a 2 mM/L) e della Potenza aerobica (Vel a 4 mM/l). E’ interessante notare che dopo un mese di allenamento svolto alle velocità individuate sarà necessario aumentare le velocità allenanti poiché le velocità impiegate non saranno più in grado di stimolare adeguatamente il cavallo. Pertanto non avranno più alcuna valenza allenante.

 

Potenza aerobica

La potenza aerobica è la capacità condizionale che allena la capacità di galoppare il più velocemente possibile senza oltrepassare la soglia così detta anaerobica (massimo 4 mM). E’ un allenamento molto utile poiché quando ben eseguito permette al cavallo da salto di affrontare categorie a tempo e/o barrage senza accumulare alcuna fatica e tenendosi fresco per categorie/giorni successivi. Si svolge un allenamento per settimana. Questo uno schema puramente esplicativo per un cavallo di 4 anni dotato di adeguato addestramento per condurre dei galoppi regolari (ipotizzando che un cavallo galoppi a 420 m/min producendo 4 mM/L di lattato ematico):

1° mese

1^ settimana: 400 m./min x 1 minuto

2^ settimana: 400 m./min x 1 minut x 2 volte separate da 10’ di trotto

3 ^ settimana: 400 m./min x 1 minuti x 3 volte separate da 10’ di trotto

4^ settimana: 400 m./min x 1 minuto

2° mese

1^ settimana: 420 m./min x 1 minuti

2^ settimana: 420 m./min x 1 minuti x 2 volte separate da 10’ di trotto

3 ^ settimana: 420 m./min x 1 minuti x 3 volte separate da 5’ di trotto

4^ settimana: 420 m./min x 1 minuto

3 mese

1^ settimana: 420 m./min x 1,5 minuti

2^ settimana: 420 m./min x 1,5 minuti x 2 volte intervallate da 5 min di trotto

3 ^ settimana: 420 m./min x 1,5 minuti x 3 volte intervallate da 5’ di trotto

4^ settimana: 420 m./min x 1,5 minuti.

 

Per cavalli di 4 anni è bene non superare i 450 m/min e per i cavalli di 5 anni i 500 m/min.

 

Pertanto raggiunte queste specifiche velocità a 4 mM/L di lattato sarà consigliabile puntare al mantenimento della condizione raggiunta. Le sopra indicate velocità sono facilmente raggiungibili con tre mesi di allenamento mirato. La prima capacità da allenare è sempre la resistenza aerobica. Dopo almeno 2 mesi di allenamento si può inserire anche la potenza aerobica. Col passare del tempo e l’aumento dell’età tali allenamenti (resistenza e potenza) possono essere svolti ponendo lungo la pista di galoppo anche dei salti al fine di rendere l’allenamento sempre più coerente al modello di prestazione e nello stesso tempo allenando il cavallo ad affrontare i salti a diverse velocità e durante galoppi lunghi. Ciò tende ad aumentare l’attenzione del cavallo ai salti ed ad abituarlo a situazioni simili alle categorie a tempo. Un allenamento così articolato che si somma alla preparazione tecnica tradizionale produce nel cavallo una condizione psico-fisica ottimale e, causando un maggior dispendio di energie in confronto alla sola preparazione tecnica, permette di spingere maggiormente l’alimentazione con l’ottenimento di un tono muscolare e benessere mentale del massimo livello.

La potenza lattacida e la resistenza lattacida sono due capacità condizionali che possono trovare nel nostro sport solo un’applicazione estremamente specialistica ed esclusiva. Per allenarle senza rischiare di commettere errori “pericolosi” è necessario disporre di grande competenza e chiarezza di intenti. Pertanto ne rimando la trattazione a momenti futuri ed ulteriori ove richiestomi da cavalieri particolarmente interessati all’argomento.

 

A cura del Dott. Marco Reitano

Di Cohorse

Cosimo Santeramo.

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