Lo scorso 22 febbraio, presso gli impianti del S.I.R. – “La Farnesina”, alla presenza del Presidente della Fise – Avv. Marco di Paola, del Dott. Antonio Gennari,  Vice Presidente S.I.R., e dell’Ing. Mauro Checcoli, doppia medaglia d’oro olimpica, individuale e a squadra, nella disciplina del Concorso Completo alle Olimpiadi di Tokyo nel 1964, è stata presentata l’edizione aggiornata de “La formazione del puledro secondo il metodo naturale” del Colonnello Giuliano Bacco.
E’ stata occasione per percepire quelle rime in assonanza con l’autenticità della vita, autenticità cui il mondo dei cavalli dovrebbe sempre ricondurci.
Uso il condizionale perché, molto spesso, nella routine quotidiana, stretti dai problemi giornalieri, dalla velocità, dal dover essere sempre produttivi, sempre impegnati, nell’era del multitasking, difficilmente ci chiediamo se stiamo vivendo il momento o, invece, stiamo occupando solo il tempo.  Alle volte, purtroppo, anche con i cavalli.
Fortunatamente, sono proprio i momenti di confronto, come quello dello scorso giovedì, a riportare l’ordine lineare delle cose, a ricondurci al qui ed ora, all’autenticità dei valori ed alla qualità del tempo di cui dovremmo essere custodi.

Non è casuale, infatti, che il pomeriggio culturale sia stato organizzato nella sede storica della Società Ippica Romana, appena restaurata, in un avveniristico e nuovo complesso equestre che ha dato i natali agonistici a cavalieri oramai leggenda: mi riferisco ai Col. Piero e Raimondo d’Inzeo, Graziano Mancinelli, ai quali potremmo aggiungere anche il Cav. Alessandro Argenton che alla Farnesina è legato per aver trascorso un lungo periodo sportivo.

In questa linea storica sono intervenuti i relatori: dal Presidente della FISE, Avvocato Marco Di Paola, l’Istruttore Federale Eugenia Caprilli, discendente dalla famiglia del celeberrimo Capitano Federigo Caprilli, l’Ingegner Mauro Checcoli cavaliere olimpionico, il Generale Marco Reitano, la Dottoressa Giulia Gaibazzi, la Dottoressa Maria Lucia Galli, il Dottor Riccardo Balzarotti, il Colonnello Giuliano Bacco.

Che l’approccio naturale al puledro, sia un argomento di grande interesse ed attualità è stato testimoniato dalla partecipazione fra il pubblico di sportivi, tecnici, allevatori ed esperti del settore che hanno condiviso l’evento, riempiendo la sala convegni della S.I.R. .
Tutti gli intervenuti hanno condiviso momenti personali ed esperienze sulla tematica, contestualizzandole propositivamente nella realtà odierna in cui, la carenza cronica di cavalli sportivi italiani (soprattutto se confrontata a realtà quali Germania, Inghilterra e Francia), può e deve guidarci verso una nuova visione: valorizzare quelle realtà che si muovono nel rispetto del cavallo, come ribadito dal Dottore Antonio Gennari.

In questa direzione il Ministero della Salute e la Federazione Italiana Sport Equestri, da anni sposano la promozione del benessere del cavallo sportivo e, la promulgazione del Codice per la tutela e la gestione degli equidi ed i principi fondamentali per l’addestramento del cavallo promossi dall’International Society for Equitation Science, ne sono evidenza.
In questo contesto rientra la metodologia di approccio naturale descritta dal Colonnello Bacco nel suo libro.
Tale metodica, nonostante la prematura scomparsa del Capitano Caprilli nel 1907, giunge fino ai giorni nostri grazie a suoi allievi e collaboratori, uomini di cavalleria e sport, come il Tenente Ruggero Ubertalli e il Colonello Alessandro Bettoni che, alla moderna equitazione sportiva, sono direttamente correlati.
Ne sono evidenza alcune immagini portate all’attenzione del pubblico dal Colonello Bacco durante la sua presentazione, nelle quali sono ritratti, in particolare, il Colonello Bettoni insieme al giovane Tenente Piero D’Inzeo ed all’ancor più giovane cav. Raimondo D’Inzeo, non ancora arruolato nelle Forze Armate al tempo delle Olimpiadi di Londra del 1948.
E’ questo uno dei passaggi del lavoro storico alla base del testo “La formazione del puledro secondo il metodo naturale”, che incastrandosi come il pezzo mancante di un Puzzle, testimonia oggi la continuità con il “Sistema naturale ” adottato dal Capitano Caprilli: troviamo infatti, nei primi paragrafi del libro, ulteriori immagini risalenti al 1913 che ritraggono alcuni allievi del Capitano Caprilli, quali il Capitano Badino Rossi ed il Cap. Mario Pedrelli, intenti a saltare con i propri cavalli senza imboccatura, comunicando con loro semplicemente per mezzo di un collarino e dimostrandoci come tale tecnica fosse già adottata in Italia più di 110 anni fa, ben prima che apparissero sulla scena i moderni “sussurratori” di cavalli.

 

Infatti, piuttosto che sussurrare, occorre, prima, saper ascoltare i cavalli: è questo il capovolgimento di prospettiva che l’autore ci propone attraverso le pagine del suo libro in un vero e proprio percorso zooantropologico di esperienze vissute in prima persona durante la preparazione di oltre 360 puledri. A chi legge questo testo appare subito chiaro il filo conduttore sin dalle prime pagine: fiducia reciproca e collaborazione sono i principi cardine alla base di una sana relazione fra l’uomo ed il cavallo, come peraltro richiamato anche nel sottotitolo di copertina.

 

Nel pomeriggio di approfondimento è stata anche data evidenza dei vantaggi nel gestire i puledri in modo naturale, dall’imprinting fino all’attività agonistica: rispettare i tempi del cavallo, adattando i nostri modelli di comunicazione a quella degli equidi, trasforma la tendenza umana tipica di un predatore, in un più rassicurante atteggiamento da partner sociale di un essere predato, con il grande beneficio di massimizzare il tempo impiegato nella formazione dei giovani cavalli, attraverso la creazione di un rapporto fiduciale, che di fatto ed in modo del tutto naturale porta all’annullamento di possibili istinti di opposizione e difesa da parte del cavallo.

Indirettamente, una gestione naturale porterebbe ad una valorizzazione del patrimonio equestre, una qualificazione del settore, fino a raggiungere le scuole di equitazione, per le quali, in questo momento, la limitata disponibilità di cavalli atleti qualitativi, rappresenta un problema sia per i tecnici, impegnati nel far progredire la loro passione, che per quegli allievi che vogliono praticare un agonismo basato su sani valori ed economicamente accessibile.
Di contro, risulta indispensabile valorizzare la metodologia tutta italiana che, dal Capitano Caprilli, arriva a noi grazie anche all’opera del Colonello Giuliano Bacco: codificare un sistema formativo, univoco, che sia premiale ed utile a tutti, soprattutto per coloro che alla parola Equitazione associano concetti quali sport, cultura, tradizione e valori.

Ing. Pietro Calabrese, Ph.D

Di Cohorse

Cosimo Santeramo.

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